domenica 5 agosto 2012

La ferrata del Coglians

E' un po' il babau per quelli che passano dal calpestar sentieri alle ferrate, viene dipinta come lunga, difficile, tecnica, atletica, ma a ripensarci dopo averla fatta, non ho ancora capito quale sia l'aggettivo che la descrive meglio. La ferrata nord del Coglians (che poi è anche l'unica ferrata del Coglians, ma quel nord fa molto Eiger e per me "escursioalpinista della domenica" fa quindi assai figo il fatto di poter mettere l'accento su quel "nord") è la meta dell'uscita sociale del CAI di Gorizia e nonostante la terrorizzante relazione del giovedì sera del capogita è anche la mia meta.
Arriviamo in corriera fino al rifugio Tolazzi, abbiamo un signor autista che fa il pelo alle case di Collina, non sbaglia un tornante e parcheggia il bestione come avesse una smart.
Saluto Silvia che ha deciso di tenermi d'occhio da non troppo lontano, partecipando all'altra gita: arriverà in cima al Crostis e dopo essere passata per la cima del Floriz ci aspetterà al Tolazzi.
Si parte, siamo in 17 e nessuno accenna al fatto che possa portar sfiga, ma credo che sia passato per la mente a più d'uno. Fino al Lambertenghi mi sembra di fare la strada per andare al lavoro, ormai so già cosa c'è dopo il tornante, dopo il masso ... questa però la faccio più volentieri.
Attendiamo un po' il resto del gruppo che abbiamo seminato e dopo una breve sosta al rifugio riprendiamo il cammino.

Dopo aver costeggiato il lago Volaia, puntiamo alla sella tra il Rauchkofel ed il Coglians, la risaliamo e prendiamo a destra seguendo le indicazioni per la "Hohe Warte Nordwand Klattersteig" alias ferrata Nord del Coglians alias ferrata austriaca alias Weg der 26 alias la via dei 26, tanti nomi a seconda che la si veda da italiano o da austriaco per identificare la stessa via.
Ci avviciniamo all'attacco che sembra il casello del Lisert a ferragosto, sono in tanti ma se la sbrigano in fretta, sono il CAI di Sappada in gita, praticamente degli indigeni.
Noi ci prepariamo, capo gita in testa e servizio scopa in fondo, portano sulle spalle un peso non indifferente, hanno le corde in caso di bisogno, ma forse gli pesa di più il pensiero che vada tutto bene.

Il primo tratto è bello verticale, ma ancora fresco mi arrangio bene, anche se non sono il massimo dell'eleganza: tirarmi su per il cavo è quasi la norma, ma sono in buona compagnia.
Devo sempre tener conto che bisogna aspettare che chi ti precede si sia agganciato oltre il fittone successivo quindi è importante trovare un punto "comodo" di sosta per non stancarsi anche nei tempi morti.
Il passaggio più difficile, almeno per me, è una salita con pochi appigli, seguita da un traverso a sinistra su una placca liscia e bagnata e altra salita molto fisica. Riesco anche ad inserire un coefficiente di difficoltà aggiuntivo (come nelle gare olimpiche): non faccio la dovuta attenzione ai moschettoni, li incrocio attorno ad un fittone ed ovviamente restano incastrati, devo ridiscendere quando ormai il più era fatto. Voto 4 per l'errore, 8 per essermela cavata, la media fa un 6, come a scuola.
Saliamo, ma le mucche che pascolano sul verde Rauchkofel sono ancora più in alto di noi, loro almeno cercano della buona erba, noi una campana e una croce, mi sa che son più furbe loro.
La seconda parte della salita è più facile per fortuna, perchè la fatica inizia a farsi sentire, ci sono più appigli, ma bisogna fare attenzione a non smuovere i detriti, chi sta sotto non apprezzerebbe molto. Intanto le nuvole ci corrono attorno sempre più fitte, il panorama per oggi sarà da cartolina, sì quelle che troveremo al Tolazzi.

I rintocchi della campana sembrano sempre più vicini, siamo poco sotto la cima, un bel venticello fresco ci accoglie ancora una breve cresta e ci siamo. E' fatta, tutti soddisfatti, tutti bravi.
Facciamo una sosta, la foto di gruppo e dobbiamo vestirci perchè alla faccia di chi sta sudando in pianura qua fa proprio freddo a star fermi.

Scendiamo poi per la via normale, evitiamo di passare per il Marinelli (peccato visto che poi Silvia mi dirà della sacher che si è mangiata) utilizzando una traccia che taglia per i prati e va a innestarsi sul 143 per il Tolazzi.
Al rifugio ovviamente c'è chi mi aspetta, è bello ritrovarsi!


5 commenti:

montagnesottosopra ha detto...

Bel post, ci vuole la giusta dose di autoironia per un racconto che se no sarebbe una cosa "normale". Comunque male hai fatto a non fermarti al Marinelli, la Sacher è davvero buona ....Insomma questa nord alla fine è dura?

lor74cas ha detto...

@Luca E' dura perchè è un mix di tante cose: verticalità, pochi appigli, lunghezza. A darmi tranquillità erano i capi gita, da solo non credo che la rifarei a meno di non essere assolutamente certo di avere dei compagni affidabili. Comunque, sfasciumi a parte, il cavo è messo bene e guai se così non fosse, ci si può fare affidamento.

frivoloamilano ha detto...

corsa in montagna, ferrate...meno male che ti muovi poco altrimenti vedremmo fuoco e fiamme :D Ferrata impegnativa. Bravo Lorenzo ;)

anonymous ha detto...

Nadia writes:E' stato bello e divertente questo tuo racconto!!concordo con Luca Sottosopra...la Sacher del Marinelli è sublime!!..o almeno lo era quando ci sono stata anni fa!!Quando ci siamo stati noi, abbiam fatto la "vecchia" partenza..quella dismessa..l'Alpinauta si ricordava solo di quella!!la partenza "nuova",nel tratto che hai descritto,è davvero tosta,così mi han detto!Poi,dal ghiaione in su è divertente..specie quel bel passaggino nella "porticina"!!!Ciao Lorenzo

lor74cas ha detto...

@frivoloamilano mi muovo, mi muovo, scrivo meno però@Nadia non rigirare il coltello nella panza con sta storia della Sacher :p confermo il fatto che sia verticale ed esposta la nuova, però forse è meno soggetta a scariche, abbiamo visto cadere un masso che ... meglio non pensarci.