venerdì 17 agosto 2012

Anello delle Cime Postegae

Sono passate da poco le 8 quando ci incamminiamo da uno dei parcheggi sotto il rifugio Pordenone, sappiamo che il giro sarà lungo, in parte su sentiero dismesso, in parte su traccia ed è quindi meglio guadagnare qualche ora di luce in più.

Il primo tratto, quello che si addentra nella Val Postegae procede tranquillo fino a che non dobbiamo trovare il bivio per il 387, sbagliamo cercandolo troppo presto quando in realtà poco più su la deviazione è abbastanza evidente, così se ne va una bella mezzoretta.
Il sentiero come avverte un cartello è dismesso, ma ne ho visti di peggiori tra quelli tutt'ora agibili. Saliamo in un bel bosco senza troppe difficoltà tranne che per qualche mugo un po' invadente, fino a quando il sentiero svolta gradualmente a sinistra e la vegetazione si dirada, inizia la faticosa salita nel cadin del Pramaggiore.

Arrivati al passo ci fermiamo per una meritata sosta cercando di scrutare il panorama dell'altro versante, la val Settimana, ma siamo in pieno controluce.
Abbandonato il sentiero, prendiamo una traccia che sale a destra in direzione di Cima Cadin, il percorso tra prati e rocce è tutto costellato di genziane e stelle alpine.

Man mano che saliamo la vegetazione si fa più rada, ma le genziane non mollano mai, in alcuni punti ci sono dei ghiaioni tutti puntinati di blu.
Seguendo la traccia raggiungiamo la cima segnata da una piccola croce di legno, da qui possiamo vedere oltre al vasto panorama anche la prosecuzione del nostro itinerario tutto sul filo di cresta.

Scendiamo per un ripido prato aiutandoci con le zolle a far da gradini, qui il mio ginocchio inizia a protestare e non la smetterà purtroppo fino a sera. Da forcella Postegae scorgiamo in basso la sagoma di un grosso maschio di stambecco che ci guarda incuriosito mentre cerchiamo di trovare la strada migliore, quando vede che ce la siamo cavata e lo spettacolo è finito si ritira quasi annoiato all'ombra di un masso.
Continuiamo ad avanzare aiutati ogni tanto da un ometto, mentre il terreno cambia di colpo, sembra di stare su una duna a 2000 metri, il terreno è composto da una specie di sabbia compatta. Ancora qualche saliscendi per poi salire alla più alta delle cime Postegae, 2358 metri, dove su un piccolo libro di vetta in pochi lasciano traccia del loro passaggio.

Scendiamo dall'altro versante e con qualche aggiramento su roccia cerchiamo la via per la forcella Ciol de Mont, purtroppo ingannati da qualche traccia ricavata tra i mughi scendiamo verso sud e solo dopo un bel po' ci accorgiamo che il monte Ferrara si trova alla nostra destra e non a sinistra come dovrebbe essere. Risaliamo sui nostri passi fino a quando non scorgiamo un ometto che in precedenza ci era sfuggito, indica il punto esatto della forcella dalla quale inizia una interminabile discesa su terreno reso difficoltoso da grossi massi e detriti oltre che da un ginocchio sempre più ballerino. Finalmente la traccia si immette nel sentiero 370 ed è veramente bello rivedere i familiari bolli bianchi e rossi, è un sollievo non dover stare tutto il tempo a cercare la traccia, puntare un ometto ed intuire la via migliore.

Ci possiamo rilassare e quasi farci portare dal sentiero, così dopo più di nove ore possiamo toglierci gli zaini e realizzare quanto fatto: un giro duro e stupendo, nel quale non abbiamo incontrato anima viva se non quella di uno stambecco, soli tra i monti come poche volte ci è capitato.
Non bisogna essere dei rambo dei monti per portare a termine questa escursione, ma attenzione: ci vuole occhio per trovare la giusta via, un po' di dimestichezza nel superare qualche gradone di roccia, assenza di vertigini, passo sicuro, bel tempo, ed avere nelle gambe i 1400 metri e più di dislivello da superare.
La descrizione dettagliata si trova sulla guida di Sentieri Natura n°6 "I Sentieri del Vento".

4 commenti:

montagnesottosopra ha detto...

Complimenti Lorenzo. Non sai quante volte me lo sono letto su SN e quante volte l'ho pensato, ma come dici tu ci vuole la giusta preparazione per arrivare in fondo. Non so quando lo farò ma mi piacerebbe moltoMandi

lor74cas ha detto...

@Luca secondo me ce la puoi fare, magari in compagnia del baffuto amico :)Poi se ti metti a far foto come sei abituato rientri con la frontale :)

frivoloamilano ha detto...

Bella escursione Lorenzo e se con il ginocchio che ti duole fai 1400 di dislivello...Potremmo metterci in "cordata" Luca ed io ma tra le foto ed il ritmo lento avremo bisogno delle batterie di scorta per le frontali."Duro e stupendo" appunto.ciao

lor74cas ha detto...

@frivoloamilano non siete così lenti come volte farci credere altrimenti anche dal Ceria Merlone sareste scesi al buio. Secondo me questi bluffano :whistle: