Lungo la strada troviamo lo spazzaneve al lavoro, ma pulisce solo fino a Montemaggiore, quindi la nostra uscita sarà più lunga del previsto.

Saliamo lungo la strada, il vento ha soffiato forte nei giorni scorsi, in alcuni punti affiora l'asfalto, in altri la neve arriva al ginocchio. Delle impronte rimaste impresse nella neve ghiacciata attirano la nostra attenzione, credo siano di tasso.

Arrivati al rifugio Pelizzo in tre abbandonano la nostra piccola comitiva, ma "tciù is megl che faiv" e noi proseguiamo fino alla cima mettendo le ciaspe ai piedi. Dopo le foto di rito ci rifugiamo nella chiesetta al riparo dal vento gelido.

Purtroppo versando il tè la tazza mi scivola e bagno i guanti in pile, ovviamente oggi non ho un ricambio, il tè bollente appena tocca terra si ghiaccia, potete immaginare la temperatura dei miei guanti. Così il ritorno lo faccio con le mani in tasca, sembro un escursionista sbruffone che scende incurante sulla neve e ghiaccio non fosse per qualche sosta in cui cerco di far riprendere la circolazione.
Al Pelizzo non ci hanno aspettato, ma all'auto arriviamo poco dopo i tre lavativi, ora le mie mani sono caldissime.
4 commenti:
...il Matajur sa sempre regalarti "nuove emozioni"!un saluto
giovanni writes:biel!mandi
...... già ti vedo scendere con le mani in tasca....ma quanto freddo faceva?
@Lucaun freddo cane fino al Pelizzo, poi tirava anche una bella arietta, la mia correttrice di bozze ha raccolto questa informazione: secondo osmer quel giorno sul matajur ore 14 -7.7 gradi
Posta un commento