- niente neve e quindi niente ciaspe,
- niente dislivello eccessivo,
- niente levataccia,
- solo una cinquantina di km d'automobile.
Lungo la strada che ci conduce a Sedilis la nostra fedele automobile compie i 200,000 Km.
Dallo spiazzo vicino la chiesa sale una strada asfaltata ancora per pochi metri, poi inizia il sentiero vero e proprio, che sale ripido per un bel tratto. In diversi punti il terreno è gelato, in altri c'è fango ed il pensiero corre ai bastoncini lasciati in bagagliaio. La salita è allietata dai segni della primavera: ellebori, bucaneve, primule e crochi.

Finito il tratto più ripido arriviamo a degli splendidi stavoli, da qui proseguiamo prima su strada asfaltata e poi lungo una carrareccia che ci porta alle prime costruzioni militari fino alla batteria permanente del Monte Pocivalo dove facciamo una sosta. Il percorso riprende nel bosco fino a quando davanti a noi si staglia l'imponente fortezza del Monte Lonza (ancora chiusa al pubblico).

Facciamo ua visita al Faro, monumento dedicato alla Julia e proseguiamo verso Dolina. Proseguiamo fino a Villanova dove prendiamo un caffè "Al Panorama", nome azzeccato per questo punto di ristoro, un balcone sui monti della Valle del Torre.
Tra tratti su sentiero ed altri su asfalto arriviamo a Borgo Vigant dove seguiamo le indicazioni per l'abisso. Grazie ad una fotocellula si illumina il percorso che permette di inoltrarsi all'interno della grotta. L'attraversamento dell'ultimo ponticello è difficoltoso in quanto è completamente ricoperto da ghiaccio vetrato, abbracciando il corrimano raggiungo il limite del visitabile dal comune escursionista, il resto è solo per speleologi. Ritorniamo sul sentiero e puntiamo a Tamar, non abbiamo la carta e con qualche incertezza prendiamo un sentiero segnato che ci porta ad un bivio con un'indicazione “Dritti al Bernadia”, ma dall'altra parte dei segni marcano un tratto in discesa. Insisto per andare in discesa: il sentiero che per la prima parte era bello largo, si stringe e scompare tra i rovi, per fortuna i segni seppur sbiaditi ci sono e seguendoli arriviamo nuovamente alle batterie del Monte Pocivalo (facendo il triplo della fatica visto il percorso impervio e il dislivello da riconquistare). Ora la strada la conosciamo, deviamo solo per accedere ad un punto panoramico. Affrontiamo un tratto di discesa reso viscido dal fango, sembro un surfista che cerca l'equilibrio su un'onda, qualche metro di scivolata, ma per fortuna resto in piedi.
E' stata una bella giornata nella quale abbiamo cercato e trovato un po' di tranquillità.
Il percorso dettagliato dell'escursione lo trovi su Sentieri Natura.
3 commenti:
Un bel giretto, aspettando la primavera. Mandi Luca
giovanni writes:
sempre da quelle parti +- ;-) in quel di canebola (faedis) c'e' un altro bel giretto se nn l'avete mai fatto i.e l'anello del m.te joanaz partendo dalla bocchetta di s.antoniomandi
@Luca mi sa che la primavera sta già arrivando almeno in basso@giovanni abbiamo già fatto il giro che suggerisci qualche anno fa, ma non c'è sul blog perchè ho iniziato nel 2007.
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